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Torna Wood Bike Stock 2023: al Rifugio Lausen sarà ancora una grande festa

Wood Bike Stock | Accampamento

Scritto da fra.cycloergosum

Cantastorie, storyteller, bikepacker e viaggiatore incallito. Folle ideatore del motto "Cyclo Ergo Sum" (pedalo quindi sono), frullatore impazzito in salita, sussurra spesso ai Mucchinyyy incitandoli a gettare al cielo Sulemanyyy.

20 Agosto 2023

Non sai cos’è Wood Bike Stock?

Una festa. Un incontro. Una sorta di woodstock delle bici e delle avventure outdoor. Il loro motto recita: 3 days, 444 wheels, 1 love. L’amore per l’outdoor che unisce scalatori, esploratori, pedalatori e camminatori, che nei giorni 8 9 e 10 settembre si troveranno in un luogo iconico, il mitico Rifugio Lausen che qualche anno fa ospitò anche il BAM Bicycle Adventure Meeting.

Ci sono un po’ di ospiti, che racconteranno la propria esperienza, ci saranno tanti partecipanti da conoscere, ci saranno le colazioni offerte dal rifugio, i mitici gnocchi di malga, workshop e interventi, musica, minestrone di mezzanotte, le tende rosse di Montura, Dino Lanzaretti, Juri Clari, Alessandro Gallo, nientepopodimeno che Fausto de Stefani, con la conduzione di Osticino aka Pietro Osti e tanti amici.

Vuoi vedere un estratto dello scorso Wood Bike Stock 2022? Guarda questo video!

Wood Bike Stock, il festival dell’outdoor in Lessinia.

Wood Bike Stock è una grande festa. I ragazzi di Gravel Club hanno disegnato non una bensì tre tracce per raggiungere il Rifugio Lausen. Il giorno 8 settembre si parte per raggiungere questo iconico luogo (anche io partirò in bici per un breve tratto della Translessinia), saremo accolti dallo staff del rifugio e dal mitico Danny, ci verrà consegnato il pacco di partecipazione e potremo scegliere una delle 222 tende montate da Montura sulla collinetta del Rifugio. Poi inizieranno i workshop, gli incontri, lo spettacolo musicale e la cena. Sono inclusi nel pacchetto anche il cerchio di fuoco, l’escursione in Lessinia e il mitico immancabile minestrone di mezzanotte!

Insieme ai tanti eventi di settembre, quello del Wood Bike Stock è uno di quelli davvero imperdibili!

Scegli la traccia da questa raccolta e iscriviti al festival dell’outdoor in quota! Ci vediamo là?

Riflessioni al Wood Bike Stock

Al Wood Bike Stock dello scorso anno scrissi qualche riflessione a caldo, che voglio regalarti. Buona lettura e l’appuntamento è al Wood Bike Stock i giorni 8 9 e 10 settembre al Lausen!

Imprese. Spesso – sempre più spesso – sono le imprese a raccogliere consensi, attirare attenzione, coinvolgere spettatori, followers, muovere opinioni.
Stasera qui al Rifugio Lausen all’edizione pilota di un micro festival di viaggiatori lenti chiamato Wood Bike Stock – a piedi o in bici poco conta – ci siamo scontrati con la prova tangibile, conosciuto la dimostrazione vivente che non sono le imprese a (dover) far battere il cuore di tutti. C’è ancora (o di nuovo) chi esplora per vivere qualcosa di bello e basta, chi per farsi un giro, una pedalata, per andar per monti. C’è chi “si accontenta” di tenere per sé una foto scattata con gli occhi o una frase o un’idea balenata di fronte allo splendore di ciò che ci circonda, qualcuno che non deve render conto dei propri numeri, delle proprie prestazioni da record allo sponsor di turno che quello – amaramente – chiede e cerca.
Esempi rari di persone che, osannate dal grande pubblico proprio per quelle imprese, se ne vorrebbero allontanare. O almeno non essere riconosciuti principalmente con ciò che hanno fatto.
Non cercano di etichettarsi e farsi etichettare come ciò che hanno compiuto, ma si pongono in maniera ben diversa. Forse perché più che dalle loro gesta, vorrebbero denudarsi dall’effetto che queste causano a chi ne viene a conoscenza. Basta complimenti, basta fermarsi ai numeri, basta piattezza dei dialoghi! Non è ciò che fai a definirti, ma ciò che sei. Se ciò che hai fatto aiuta a comprenderti meglio, ben venga, ma non ci dobbiamo fermare lì!
Fausto de Stefani, che questo pomeriggio ho avuto l’onore e il piacere di conoscere, è proprio questo. Un grande alpinista italiano, classe 1952. Vedi che ci cado anche io… e per seguire la modalità consueta di presentazione mi tocca dire che è il secondo italiano dopo Messner e il sesto al mondo ad aver scalato i 14 ottomila, le vette più alte al mondo. Se mi dovessi fermare qui, sarebbe la solita tiritera, quella frase letta e ascoltata in giro. E invece vado oltre, perché così mi piacerebbe accadesse ad ogni impresa narrata – andare oltre i numeri e i fatti – e ti dico che l’aspetto più interessante di questo curioso essere umano che ha “perso la fiducia nel genere umano e nella società adulta”, che considera “malata”, è un altro. È la sua totale dedizione alla missione di realizzare delle scuole in Paesi di aree geografiche meno fortunate.
“Bisogna puntare tutto sui piccoli, sui giovani, il nostro futuro”, dice.
L’ultima di queste, la Rarahil Memorial School, prende il nome da tre giovani nepalesi morti nel 1990 durante gli scontri insurrezionali per tentare di portare la democrazia nel Paese. A Kitipur, in Nepal, dopo l’ennesima scalata sulle vette più alte del mondo, Fausto è stato attratto non dalla salita ma da ciò che sta a valle, dall’idea di poter aiutare, realizzando quello che viene chiamato anche un po’ mediaticamente il suo “quindicesimo ottomila”, raccogliendo fondi per il restauro e lo sviluppo di una scuola dove già un edificio c’era, ma fatiscente e fatto di lamiere. Così malmesso che quando c’era brutto tempo, durante il periodo monsonico pioveva dentro costringendo i bambini a riversarsi nelle strade.
Oggi Fausto non si è presentato come “l’uomo dei 14 ottomila” dall’alto del suo podio, ma come un sognatore senza limiti che crede nel proprio progetto di sostegno e che chiede aiuto proprio allo stesso modo con cui è stato chiesto a lui. Un missionario nel suo più alto significato – magari sganciato dall’aura che la religione spesso attribuisce a questo termine.
Sono bastati pochi minuti di presentazione per annullare qualsiasi impresa, qualsiasi record, qualsiasi introduzione posticcia alla Wikipedia. Quell’uomo dalla lunga barba bianca ha scelto di uscire dalla propria definizione a etichetta, ha scardinato il solito modo di presentarsi e di farsi presentare, vanificando ogni tentativo di volerlo o poterlo abbinare a quella definizione scadente, quell’“ecco l’uomo dei 14 ottomila”.

Nel tepore del mio sacco a pelo quando fuori fa decisamente fresco sorrido serenamente pensando a come Fausto, stasera, con poche parole ci abbia resi tutti umili. Così mi ha dato da riflettere, alle imprese appunto, a quel nutrirsi di numeri e sponsor ed egoismi sproporzionati che tanto fanno gola, anche nel mondo della bicicletta. Si pedala in zone remote, si alza l’asticella della difficoltà, e proprio come in alpinismo, una volta scalate tutte le vette, si riparte da capo a battere i record. Record di velocità, di carico, di distanza, per poter dire “sono il primo” o “sono l’unico”.
E se non sono imprese per batter record, ci sono poi quelle per attirare consenso, che è poi sempre nutrire il proprio ego. O forse peggiori, perché più fredde, calcolate. Quelle “mediatiche”, assetate di visibilità, di applausi. Quelle che si fanno per presunto volontariato quando invece è protagonismo, quando si cerca una ricompensa a titolo personale, magari partendo da ottimi presupposti, ma col fine sbagliato, conscio o inconscio che sia.
Ma è davvero questo andare in bici? È solo questo? – mi sono chiesto.
Per me no. Categoricamente no. E allora ho forse qualche strana malattia a pensare così? Dove sono sbagliato, per pensarla diversamente? A me piace andare piano, assaporare ogni metro che percorro, e di sicuro non vado a cercare la sfida – né con me né con altri. Mi piace scoprire, mi piace pedalare, mi piace vivere. Mi manca la componente di sfida, da recordman. Ma manco la vado a cercare. Sto bene così. E poi mi piacerebbe viaggiare silenziosamente, senza attirare riflettori, senza porsi obiettivi di alcuna sorta, senza sensibilizzazioni, senza protagonismi, egoismi o altri -ismi.

E forse forse la compagna perfetta per fare un viaggio in bici così, senza compiere imprese, ce l’ho. L’ho conosciuta proprio qui al Lausen lo scorso anno, al BAM! 2021. Martina. Di lei e come lei amo la passione per il viaggio lento, come lei non corro da nessuna parte. Insieme abbiamo voglia di scoprire il mondo e raccontarlo, amiamo lo sport nella sua essenza e purezza. Poi, qualche micro esperimento di viaggio insieme l’abbiamo condotto e proprio nell’ultimo periodo siamo alla ricerca della motivazione e della destinazione per questo 2022.
E allora sai che ti dico? Che potrebbe proprio essere questo il nostro viaggio.
Un’avventura senza pretese, per andare a scoprire qualcosa di noi, qualcosa del mondo, qualcosa per noi. Non sarà un’impresa, né tantomeno saranno le cifre dover dettare il nostro ritmo. Saranno le persone incontrate, i racconti ascoltati e i sorrisi scambiati a dare valore alla nostra non-impresa.
E soprattutto non ci saranno obiettivi “mediatici” a farci muovere, a motivare la nostra breve o lunga ride, non vogliamo attirare simpatie di pubblico o di sponsor, sensibilizzare su alcuna tematica o far parlare di noi.
Così sì che mi vien voglia di viaggiare!

Restiamo in contatto!

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