Simona Casana, pedAILiamo insieme e il suo sostegno all’AIL Brescia
Lo scorso anno ha intrapreso un’avventura straordinaria, un percorso in bicicletta lungo 830 chilometri attraverso la Lombardia, un viaggio eccezionale partorito non solo per la passione della bicicletta, ma anche per una nobile causa: raccogliere fondi per AIL Brescia. Grazie al suo viaggio e al prezioso supporto di vari donatori e donatrici, Simona e AIL hanno raccolto 5.965 euro che hanno destinato al progetto “L’accoglienza prima di tutto!”, dedicato ai pazienti onco-ematologici ospitati gratuitamente nelle Case AIL Brescia.
Ma Simona Casana non si ferma qui. Anche quest’anno, in partenza il 14 settembre, pedalerà da Brescia a Pesaro per un viaggio che la vedrà percorrere più di 850 chilometri attraverso l’Emilia Romagna, con tappa a Parma, Modena, Bologna, Ferrara, Ravenna, Forlì e Rimini. Il progetto di PedAILiamo insieme 2024 si chiama “In sella contro le leucemie” e puoi seguirlo sia sui social di Simona che su quelli di AIL, ma soprattutto contribuire alle donazioni, anche con una piccola cifra, alla pagina dedicata, che trovi anche qui sotto.
L’arrivo sarà il 21 settembre, a Pesaro, per una virtuale consegna del testimone alla città che eredita da Brescia il nobile “ruolo” di capitale italiana della cultura. L’obiettivo di quest’anno è certamente quello di replicare il risultato del 2023, per continuare a raccogliere fondi per sostenere le Case di Accoglienza AIL, al fine di continuare ad offrire soggiorni gratuiti ai Pazienti onco-ematologici e alle loro famiglie per tutto il periodo di cura.
Ho fatto qualche domanda a Simona per conoscerla meglio e approfondire il suo progetto PedAILiamo insieme 2024, In sella contro le leucemie.
Ecco l’intervista:
Intervista a Simona Casana, che ci racconta di sé e del suo PedAILiamo insieme
Chi sei? Presentati.
Chi sono? Per prima la domanda più difficile di tutte! Allora, ci sono tante me. Sono Simona, ho 51 anni, bresciana DOC.
Sono moglie e scelgo di esserlo da quasi 30 anni ogni giorno che mi sveglio. Anche se il marito è sempre lo stesso!
Sono una mamma orgogliosa e serena: i miei cuccioli di 25 e 23 anni, Sabrina e Matteo, sono dei giovani adulti che fanno scelte ponderate (non sempre condivise da me) e credo abbiano tutti gli strumenti per costruirsi una vita soddisfacente. Ogni tanto mi arrivano voci da terze persone che anche i miei figli sono contenti di me… in giro ci sono mamme che mi fanno vincere facile.
Sono la bipede di una gatta speciale, la MIA Penelope, l’unica che mi viene incontro quando varco la soglia di casa ed è l’unica che mi fa alzare circa 2 volte ogni notte solo per avere una carezza o aprirle qualche porta. Ovviamente quando è fuori poi vuole rientrare.
Sono la responsabile amministrativa e finanziaria di una bella azienda. Adoro fare quadrare i conti, mi entusiasma la responsabilità, mi piace imparare costantemente, mi stimolano gli obiettivi da raggiungere.
Sono la responsabile di 3 Risorse, con la R maiuscola perché ciascuna di loro è unica e con ciascuna di loro ho creato un feeling non solo lavorativo che mi riempie di soddisfazione. Le vedo crescere, abbandonare le loro insicurezze, frequentarsi anche fuori dall’orario di lavoro. Mi piace gratificarle anche se qualche volta a malincuore devo essere severa. Siamo un bel team!
Sono allergica ai social, alle fotografie di me stessa, mi piace pane e salame ma farei carte false per una catalana coi fiocchi. Mi piace andare in bicicletta, ma anche la moto ha i suoi perché. Il sole mi rende allegra, la pioggia mi rilassa. Ascolto radio 24 da Barisoni a Spetia passando per Cruciani. Musica? Tutto, dipende dallo stato d’animo. Stonata come una campana e negata per il ballo (non sono mai a tempo)!
Quando inizia il tuo rapporto con la bici?
Io e la bici siamo una coppia da tanti anni. Lei all’inizio mi stava proprio sullo stomaco. Papà ciclista appassionato e quindi io da brava figlia me ne stavo alla larga.
Poi è arrivato Sandro, diventato mio marito, ciclista per hobby inizialmente, poi amatore stradista convinto, e infine biker. Io mi sono adeguata, per stargli dietro il più possibile (ma dietro tanto tanto) ho cominciato ad andare a vedere le sue gare. Ho capito che oltre al piacere di vedere lui c’era anche il piacere di vedere diminuire la cellulite. La passione è arrivata di conseguenza.
Moglie di un agonista, per quanto amatore, quando i pargoli avevano ormai 5/6 anni, ho sfidato me stessa iscrivendomi a quella che era la Gimondi Bike, una granfondo che partiva da Iseo e girava in Franciacorta. L’ho finita, stravolta ma felicissima perché nel mio merdesimo posto in classifica ero riuscita a battere LEI, scalatrice ottima ma discesista pessima.
Mi commuovo ancora al ricordo dei miei due piccoli mostriciattoli che mi incitavano mentre facevo una discesa.
Quindi qualche granfondo, sia BDC che MTB, qualche allenamento serio e tante uscite solo per divertimento.
Ho scelto la mia attuale squadra per 2 motivi:
- sulla maglia c’è scritto “ricorda che ti stai divertendo”;
- le gare sono un motivo per trovarsi al pasta party e stare in compagnia e non mancano gli aperitivi e le pizzate.
In ogni caso non faccio gare da prima del Covid (“anno zero” per tante cose, hai notato che si prende il 2020 come spartiacque in molte occasioni?). Ho un problema cronico che non è risolvibile alla schiena e quindi non posso/riesco più a spingere in salita né a tenere ritmi di allenamento gara.
Da quanto tempo viaggi in bici?
Dopo che 2 specialisti nel 2020 mi hanno vietato la bici, ho deciso che prima di mollarla potevo provare un altro genere di uscita. Perché a me non piace dare ragione a chi vuole saperne più di me…
Ecco quindi che ho capito che la bici è anche un mezzo di trasporto, quindi in bici al lavoro (circa 10 km da casa solo andata) e poi alcune passeggiate.
Le passeggiate però andavano strette. Mi ha salvato una lezione di un corso il cui fine era quello di renderci liberi dalle maschere e dai pregiudizi e imparare a volerci bene. Roba un po’ mindfulness, un po’ zen, musicoterapia etc.
Beh in uno di questi incontri dovevamo sfogliare varie riviste e fare il nostro cartellone dei desideri. In un trafiletto di una rivista parlavano della Via Matildica ed è stato colpo di fulmine. Il mio sogno nel cassetto, anzi il mio cartellone messo in bella vista in studio era “FARE LA MATILDICA IN BICICLETTA”.
Però mancava il coraggio. Mai uscita da sola se non per fare 30 km nei pressi di casa.
Perché il mio desiderio era fare la Matildica, ma in solitaria.
Quali sono stati i tuoi primi viaggi in bici?
Il mio primo viaggio in bici fu Brescia-Scanzorosciate-Crema-Brescia. Tre giorni da sola. Non troppo lontano perché in caso di bisogno mi rassicurava il fatto di poter essere a 1 ora e 30 di auto nel peggiore dei casi. Agitata nei giorni precedenti, ho caricato la bici come se dovessi stare via un mese, pioveva a dirotto quella mattina.
Ore 6.30 mi alzo e guardo fuori sconsolata, piove.
Faccio colazione e aspetto che spiova. Piove di più. Aspetto, aspetto.
Nulla, continua a piovere, e quindi… faccio un respiro profondo e si parte comunque.
Dopo qualche chilometro di ansie e preoccupazioni è spuntato un sorriso che non se n’è più andato fino alla domenica in cui sono rientrata a casa.
Da quella volta di 3 anni fa ho allungato sempre un poco di più le distanze e i giorni sono diventati anche 5. Il fattore comune a tutti i miei primi 4 viaggi è stata la pioggia.
Ne ho sempre presa un sacco!
Quale ricordi con più trasporto, e perché?
Va da sé che il primo viaggio rimane nella memoria per le emozioni nuove che trasmette.
La Via Matildica che ho fatto l’anno successivo al primo viaggio in solitaria è stato l’orgoglio mio. Era il mio sogno che si avverava, la dimostrazione che se lo vuoi lo puoi fare. Sono profondamente grata alle due dottoresse del corso, perché grazie a loro ho scoperto di avere un desiderio grande e sono riuscita a realizzarlo.
Il viaggio per eccellenza però è stato PedAILiamo insieme! In sella contro le leucemie, nella sua prima edizione del 2023 con il giro delle AIL della Lombardia.
Veniamo all’AIL. Perché e come hai conosciuto questa associazione?
Ho conosciuto l’associazione circa 12 anni fa. Una delle prime pizzate con i genitori dei compagni di prima media del mio Matteo. Non conoscevo nessuno e sicuramente ci sono andata per dovere, non certo per piacere.
Di fronte a me avevo questa signora a cui non feci molto caso fino a quando non ho sentito “ho perso un figlio”. Non realizzai subito. Stavamo parlando del più e del meno, manco ci conoscevamo… cosa significa “ho perso un figlio”??? E perché me lo dici a una cena di classe? Perché mi “rovini” la serata, che neppure ci sono venuta volentieri???
Poi i nostri figliuoli sono diventati amici, molto amici, migliori amici, e io e Anna abbiamo cominciato a conoscerci e abbiamo continuato a frequentarci anche dopo che i ragazzi hanno preso ognuno le proprie strade. Prima in modo occasionale, poi mi ha accalappiato (mi sono lasciata accalappiare) per l’organizzazione di un suo evento in ricordo di Alessio, il suo bambino morto di leucemia 20 anni prima.
E così ho conosciuto AIL superficialmente, le sue uova di Pasqua, le sue stelle di Natale. Davo la disponibilità per qualche ora ai banchetti di vendita.
Ma Anna non si è accontentata… e sa essere molto insistente.
Perché hai scelto di supportare le iniziative AIL con i tuoi viaggi? Quanti viaggi hai realizzato per AIL? Come sono andati?
Ti ho raccontato che sono una viaggiatrice solitaria da poco tempo. Anna è rimasta colpita dal fatto che io viaggio da sola. Lei non è una ciclista… forse non ce l’ha neppure, la bicicletta. Per lei fare 10 chilometri in bici è una cosa dell’altro mondo.
Figurati un viaggio da Mantova a Lucca, da sola, in bici, sotto l’acqua (ti ho detto che generalmente piove se io parto). E così ha cominciato l’accerchiamento.
Nel novembre 2022 mi arriva la sua telefonata: “Simona, ho un’idea! Perché non fai qualcosa per AIL in bicicletta?!”, e io ci sono cascata in pieno. Un po’ per accontentare Anna, un po’ perché ho un’anima sensibile ai disagi altrui, un po’ perché da tanto tempo non facevo volontariato in modo costante e mi mancava la sensazione di conforto tutto egoistico che dà il dedicare qualche ora agli altri.
Bici + beneficenza: quale binomio migliore per fare del bene divertendosi? Lei pensava a un giro nel bresciano, io da ciclista lo ritenevo riduttivo. Pensa e ripensa, ho deciso che avrei visitato le sedi AIL della Lombardia, tanto per giocare in casa ma non troppo.
Ho scoperto che la Lombardia ha una sede AIL in ogni provincia, Sondrio inclusa. Ne è saltato fuori nel 2023 a maggio un giro di 830 km col Passo Aprica nella penultima tappa. Non ero allenata, qualche uscita nelle gambe ce l’avevo ma a marzo l’abbiamo messa in piedi e a maggio sono partita.
Una volta deciso che lo avrei fatto ho ovviamente voluto conoscere meglio la realtà di AIL Brescia. Non avevo dubbi sulla serietà dell’Associazione, perché mi fidavo di Anna che è nel direttivo, e quindi per riflesso non ho dubitato. Ma ho voluto conoscere meglio i progetti, l’impegno, i servizi svolti.
Mi ha particolarmente colpito il progetto dell’accoglienza delle Case AIL e quindi ho desiderato rivolgere la mia raccolta fondi a questo. In fondo ogni sede AIL che visito mi accoglie, con modalità molto differenti l’una dall’altra perché ciascuna sede è strutturata sul proprio territorio e ha dinamiche quotidiane proprie.
È stata una delle esperienze migliori della mia vita. Ho ancora la pelle d’oca a pensarci, mi commuovo a raccontarla. Ho avuto incontri con volontari, medici, pazienti guariti e purtroppo con familiari di chi non ce l’ha fatta. Mi hanno accolto sempre con entusiasmo, ho visto l’impegno di tutti loro per cercare di rendere un pochino meno sofferto il cammino di chi vive la malattia.
Sono partita con un po’ di ansia: davano brutto tempo ovunque e tutta la settimana. Non ho dormito la notte prima di partire. Mille dubbi: ce la farò? Ci sarà qualcuno domani alla partenza? Troverò qualcuno nelle varie tappe? E se mi succede qualche cosa? E se piove? E se mi perdo? Se sarà un fiasco?…
Nonostante la pioggerella, una trentina di persone o più erano alla colazione offerta per salutarmi. Un bel gruppetto è partito con me, chi ha fatto 2 km, chi 20, chi è arrivato a Mantova insieme a me.
Al terzo giorno non guardavo neppure più le previsioni del tempo. Mi svegliavo, facevo colazione, controllavo fuori dalla finestra per capire come vestirmi e via. Ho passato 8 giorni con il sorriso sulle labbra. Ho pianto per la tristezza, per una sensazione di vuoto, quando ho salutato l’ultima sede AIL del percorso, quella di Sondrio.
Ho pianto di gioia quando nel rientro da Edolo a Brescia ho saputo che nonostante la pioggia un gruppetto mi avrebbe intercettato dopo circa 20 km dalla mia partenza da Edolo, un altro verso Darfo Boario, un’altra coppia a Iseo.
Perché decidere di sostenere un’associazione con un viaggio in bici? Non ti basta il viaggio in bici?
No, non bastava un viaggio in bici. Dovevo vivere un viaggio nell’accoglienza dei volontari, di chi dedica parte del proprio tempo agli altri, di chi empatizza e di chi si dedica con amore anche a chi non conosce. Mi sono sentita stretta in un abbraccio amorevole. E voglio riviverlo ancora.
Raccontaci questo prossimo viaggio del 2024 e come possiamo seguirti da un lato e contribuire dall’altro.
Quest’anno non è stata Anna a chiedermi di ripartire. Sono stata io a chiedere di poterlo fare. Cambio regione, perché vorrei unire con un filo immaginario tutte le sedi AIL, chissà, forse addirittura d’Italia.
L’Emilia Romagna, con destinazione Pesaro, mi aspetta (spero). Compreso il rientro da Pesaro domenica 22/09 che avverrà una parte coi mezzi e una parte in bicicletta: saranno più di 900 km e almeno 3000 metri di dislivello.
Le tappe saranno a partire da sabato 14/09: Parma, Modena, Bologna, Ferrara, Ravenna, Forlì, Rimini, Pesaro sabato 21 e rientro a Brescia domenica 22.
Perché l’evento riesca però non è la mia soddisfazione personale che conta.
Io desidero sensibilizzare più persone possibili. Vorrei che grazie al mio viaggio qualcuno si incuriosisca e vada a visitare il sito di AIL Brescia, o dell’AIL a lui/lei più vicina e legga e magari telefoni per avere più info o addirittura chieda come diventare parte dell’Associazione.
Sarebbe meraviglioso, come è successo in alcune occasioni in Lombardia, che qualcuno decida di accompagnarmi per qualche chilometro. Condividere un’esperienza, raccontarsi, ridere o piangere insieme per arricchirsi di emozioni.
Simbolicamente io e la mia bicicletta rappresentiamo la fatica della malattia. Viaggio in solitaria, perché la malattia grava sul malato, ma trovare qualcuno che mi accompagni allevia la fatica del viaggio, mi distrae dallo sconforto e dai timori di non farcela. Le case di accoglienza di AIL tolgono qualche pensiero pratico ai malati e ai loro accompagnatori.
Seguirmi sui social Facebook e/o Instagram e condividere il più possibile può servire a raggiungere un numero più elevato di persone.
Il mio evento è una raccolta fondi. Vorrei riuscire anche quest’anno a raggiungere l’obiettivo economico che mi sono posta di 5.000 €. AIL può operare solo se ha disponibilità economica. Le case AIL vanno mantenute, le utenze pagate. La cifra obiettivo copre circa una settimana di costi degli appartamenti di Brescia. Io mi autofinanzio, ogni centesimo raccolto è completamente devoluto a AIL.
Sono ragioniera, quindi aggiungo una nota: le donazioni sono deducibili dal reddito.
Quali luoghi vorresti visitare nei tuoi prossimi viaggi?
Partirei dall’Italia, che ho visto un po’ tutta – ma non in bici – e uscirei poi dai confini del Belpaese per visitare il nord Europa, che conosco poco.
Devo ancora fare il cartellone del mio nuovo sogno nel cassetto… io, la bici e il coraggio di partire senza limite di tempo.
Per ora è lì, ogni tanto bussa ma io non sono pronta.
Lo ascolto, sorrido e metto la sveglia per andare in ufficio.
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