Non voglio cambiare pianeta 2, il viaggio in bici di Jovanotti
Un’avventura che ispira: Aracataca
Sono passati tre anni con una pandemia mondiale di mezzo, ma la voglia di viaggiare di Jova e di noialtri cicloviaggiatori non è scemata minimamente. Anzi. Ricordo bene come alla sua uscita mi misi a divorare le puntate di Non voglio cambiare pianeta, il racconto del viaggio in bici di Jovanotti sulla Panamericana, Atacama, sulle Ande, tra deliranti salite e incontri con alpacas e genti locali.
Nel 2023 ritorna, il buon Jova, con un nuovo viaggio, ancora più lungo, ancora più introspettivo. Di ispirazione per nuove avventure. Una nuova pedalata chiamata Aracataca – Non voglio cambiare pianeta 2, un docutrip tutto da binge-watchare in uscita su RaiPlay il 24 aprile. Dall’Ecuador alla Colombia, dalle Ande all’Amazzonia e dall’Oceano a Macondo. 70 ore di girato realizzato in solitaria con GoPro e smartphone e successivamente abilmente montate da Michele Lugaresi, che ha tirato fuori 22 episodi da circa 17 minuti l’uno che sapranno intrattenere, ispirare e lanciare verso nuove avventure.
Odio gratuito in rete
Mi diverte (con delle virgolette sparse randomicamente) sempre molto quando esce un nuovo prodotto del buon collega cicloviaggiatore Jovanotti: gli iracondi e i sopiti leoni da tastiera – cicloviaggiatori e non – si riverseranno sui social come ratti per le cloache ad additare il cantautore di essere troppo ricco, di possedere e usare una bici da 12000 €, di avere troppo tempo libero, e giù di “vallo a dire all’operaio di prendere e partire per un viaggio in bici”, il tutto condito da “distruttore di lidi italiani” e di “vergognati” vari.
Fate davvero un po’ ridere. Di un riso amaro. Non meritate attenzioni. Forse un viaggio in bici sì. Ve lo meritate proprio. E allora partite, viaggiate, esplorate, crescete.
Ma torniamo a Jova.
Aracataca – Non voglio cambiare pianeta 2: il viaggio
Una pedalata lunga 3500 km e 50mila metri di dislivello, tra salite e discese, foreste e cascate, sentieri e autostrade. Ancora Sud America, direzione Aracataca (Colombia), ancora terre calde e piene di gente calda, accogliente, dal sorriso infinito. In questo viaggio c’è tutto: fa emozionare, cantare, ballare, è un viaggio celebrazione del viaggiare, un’avventura con le persone, in un Paese estremamente colorato di sorrisi. Come era quello in Nuova Zelanda così come lo scorso in Sud America, vedremo un Jova agghindato di pazze collane e variopinti amuleti, sfoggerà completi tipici, e ovviamente dulcis in fundo ci farà sognare con il suo intramontabile e inimitabile corollario di versi e canzoni e ritmi da trance psichedelica da dopamine da viaggio.
Viaggiare “con la testa che si svuota e il cuore che fa il pieno. Ma tutto questo è anche sviluppo e ricerca della mia musica»: cioè lui col viaggio si nutre di emozioni che poi porta sul palco, o in TV con “un racconto on the road come poteva esserlo l’Odissea… Non c’è nessuno che vince o che perde”.
Viaggiare in bici è faticoso, forse meglio se si affronta un viaggio in solitaria perché è difficile trovar armonia ed equilibrio in due, nonostante Lorenzo abbia percorso una decina di giorni di viaggio insieme proprio a Gus, in Amazzonia e tra le vette andine, definiti ormai una “coppia comica”.
Sai cosa succede in viaggio? Inizi anche senza allenamento, i primi tre giorni soffri come un pazzo, poi dopo entri dentro questo ritmo e diventi un animale, un cavallo. La testa dà degli ordini al corpo di stare bene, tutto si riduce all’essenziale. Mangiare, riposare, recuperare. Quindi dopo due o tre giorni entri proprio in uno stato di coscienza più dilatata, più espansa, quella che chiamano la dissoluzione dell’ego, quindi ti fondi con questo mezzo, con le cose che incontri, con la strada. E l’esperienza è profonda e molto rigenerante. Se riesci a scollinare, poi dopo non fai più fatica e diventa una vera esperienza psichedelica molto piacevole.
L’attrezzatura di Jovanotti in Aracataca: Non voglio cambiare pianeta 2
Con Augusto [Baldoni, “Gus”, ndr] abbiamo disegnato il telaio della bici che cercavo. Ero tornato dal viaggio in Cile con un problema di sensibilità ai polpastrelli, che non mi ha permesso per mesi di suonare la chitarra. Questa volta esteticamente è meno entusiasmante, ma più comoda. Sono tornato questa volta, infatti, con le mani funzionanti.
Quindi sparisce dai radar Ippogrifo, la Locomotive Scotsman in acciaio con forcella in carbonio. Ma la nuova bestia da soma ha una geometria molto simile, molto alta, viste le dimensioni di Lorenzo, montando un manubrio diverso dall’ultimo Surly Moloko, ma comunque mantenendo l’aggiunta di prolunghe, per offrire svariate posizioni.
Non si comprende dalla conferenza stampa né dal video se restano invariate le altre caratteristiche, come il sistema sospensore pipa Redshift SchockStop, il reggisella Specialized Sworks Roubaix con elastomeri, la sella Specialized Power Comp, il cambio Sram GX con monocorona anteriore e 12 velocità, cerchi Stan’s Notubes Flow EX3 da enduro e coperture da 28″ Maxxis Re-Volt 700x47c. Per le specifiche reali e confermate dovremo rivolgerci ad Augusto “Gus” Baldoni che insieme a Lorenzo ha scelto tubi in acciaio Columbus Zona a triplo spessore.
L’unica cosa che sappiamo per certo è che oltre alla borsa manubrio Ortlieb da cicloturismo classico vediamo un cockpit di tutto rispetto con bud portaborraccia di Miss Grape, GPS Garmin, GoPro e relativo supporto, top tube Miss Grape. Assetto più leggero dello scorso viaggio ma non dissimile: mini panniers Ortlieb all’anteriore e classici panniers al posteriore, con aggiunta di sacca sopra il portapacchi, bandiere e cianfrusaglie biglietto da visita tipico del cicloviaggiatore avventuriero. Completano il kit la doppia borraccia nel triangolo del telaio e una – posso permettermi di dirlo? – inguardabile borsa half-frame Ortlieb.
Non resta che godersi, dal 24 aprile Aracataca: Non voglio cambiare pianeta, un viaggio in bici di Lorenzo Cherubini Jovanotti, su RaiPlay.
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