BAM 2023 è stata una festa
Succede tutte le volte.
I giorni prima sei sempre lì col telefono in mano, pronto a immortalare momenti, ricordi, incontri, strade belle e brutte per raggiungerlo.
Poi arrivi al BAM! e manco sai più di averlo, quell’aggeggio che tanto ci rapisce. Così le foto sei costretto a chiederle agli altri, perché incredibilmente sono gli incontri veri quelli che porti dentro, con persone e non schermi.
Come sempre una grande emozione raggiungere il BAM! e come sempre – o forse più che mai – rivedere vecchi amici e trovarne a bizzeffe di nuovi.
Insomma, non sto a fare il solito pezzo in cui dico quanto il BAM sia bello e coinvolgente. Perché certo che lo è, immancabilmente sempre di più, nonostante la location sia sempre quella tutte le volte: non smetteremo mai di commuoverci alla vista di quel campo tendato e dello skyline di Mantova a fare da sfondo, la musica, le birrelle, gli amici di sempre.
E tutte le volte lo raggiungiamo in bici, con nuove o vecchie strade, che comunque sono nuove perché i nostri occhi le vedono così, o perché le persone con cui le pedaliamo sono sempre diverse, e noi siamo più vecchi, ma si spera sempre piccoli e desiderosi di esplorare il mondo.
E poi siamo lì, uno o due o tre giorni, a condividere momenti, a sognare nuove avventure, a rivederci. Questo non cambierà mai, ed è la magia immutabile del BAM!. Che personalmente ho sempre più voglia di vivere e vedere tramandata di edizione in edizione, da viaggiatore a viaggiatrice, di anno in anno.
Pausa. Arriviamo a sto MA.
Quando si parla di cicloturismo e viaggi di esplorazione, una cosa che davvero non vorrei vedere più è l’agonismo, la competizione. Che purtroppo sto percependo sempre più presenti. Non mi fraintendere: è bellissimo negli sport, è ciò che ci fa tifare per una squadra o un atleta, se siamo atleti ci fa spingere al massimo, oltre i nostri limiti.
Ma il cicloturismo non è uno sport di agonismo. Non è uno sport punto. C’è dell’attività sportiva, certo. Muoviamo le gambe, ci alleniamo per non soffrire sulle salite. Però basta così. Non siamo migliori o peggiori, non siamo più forti o più deboli, soprattutto non ci sono viaggi sfigati e viaggi di serie A.
Per me viaggiare in bici è una filosofia di vita, di scoperta del mondo. Nel tempo è diventato la mia vita, il mio lavoro. Un attivo movimento alla scoperta del mondo. E secondo me non devono esistere i confronti, i numeri, le imprese, gli eroi, le asticelle, i condizionamenti. Certo, immagini e personaggi da cui trarre ispirazione, cui chiedere consigli perché proprio lì ci sono stati prima di te e possono aiutarti nel comprendere cosa fare in certe situazioni o come non finirci mai, in certe situazioni.
Però no, io non mi sento un atleta, non mi interessa come viaggi, se sei iperleggero o vuoi portarti il microonde e pure la suocera, nelle borse. Mi interessa che ce la godiamo, questa vita, che il tempo lo investiamo bene, nella bellezza del mondo e dell’incontro di nuove persone e mondi, muovendoci al ritmo giusto, quello lento.
Questo dovremmo vivere al BAM! e quando ci incontriamo sui social o dal vivo. Dovremmo parlare di quanto è speciale la scoperta di noi stessi o del mondo là fuori, e non di quanti grammi risparmiamo per guadagnare qualche km/h in più, di quanto sia più performante un materiale rispetto all’altro per farci andare più veloce, farci arrivare prima.
Che poi, dove casso vuoi arrivare prima? E prima di chi?
E a quel ragazzo lì che vuol viaggiare il mondo col suo setup, con la sua attrezzatura, portandosi dietro ciò che vuole, tornando a casa con nuovi consigli per noi, in un mondo senza agonismo malato non diremmo “non sei pronto” ma piuttosto “bravo, parti e torna con la tua storia”.
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