Crocus di Gigi Mondani, sinossi dell’opera

Se vi capita di passare tra Morimondo e Abbiategrasso, lungo l’argine del Naviglio di Bereguardo, potreste imbattervi in una piccola stele di granito. Lì, tra l’erba, si conserva un pezzo di storia, una testimonianza ormai logorata dal tempo, ma ancora ben leggibile:

«PAOLO AMODEO qui perito per vile aggressione la sera del 31 Gennajo 1901»

Questo frammento di passato è il punto di partenza di Crocus, l’ultimo libro di Gigi Mondani, edito da Meravigli. Un’opera delicata e intensa, che racconta un amore impossibile tra Paolo Amodeo e Stellina, i giovani protagonisti che lottano per far trionfare i loro sentimenti contro le barriere imposte dalle differenze di classe. Gigi (non riesco a fare il critico letterario che usa il cognome, perché si tratta di un caro amico), con la sua scrittura elegante e poetica, intreccia realtà storica e immaginazione, regalando un racconto che si snoda tra le nebbie della storia milanese e la luce dei sogni, quelli che scaldano il cuore.

Quell’atmosfera non mi è nuova!

L’atmosfera narrata nel libro di Gigi è spesso fumosa, fredda, con neve e nebbia avvolgenti: una scenografia tipica della Pianura Padana, che richiama sorprendentemente la Pietroburgo di Dostoevskij e Gogol’. Come nelle opere dei grandi autori russi, la foschia non è solo un elemento meteorologico, ma un simbolo: rappresenta l’incertezza esistenziale, il mistero, e talvolta persino l’alienazione. Se nelle pagine di Dostoevskij Pietroburgo appare labirintica e oppressiva, il paesaggio padano descritto da Gigi diventa uno scenario altrettanto ambiguo, dove realtà e sogno si intrecciano, amplificando il senso di tensione e mistero.

Dostoevskij, commentando la letteratura russa del suo tempo, affermava che «siamo tutti usciti dal cappotto di Gogol’». Possiamo dire che anche Gigi Mondani sia uscito dal medesimo cappotto, che di spazio ne aveva assai: Nin di Maggio, protagonista della vicenda, così come scopre quasi casualmente quella stele sul ramo laterale del Naviglio di Bereguardo, a Castelletto di Abbiategrasso, riscopre pezzo per pezzo la storia di Paolo Amodeo, tra pedalate nell’hinterland milanese e incontri onirici. Come i personaggi gogoliani o dostoevskiani, Nin è un cercatore di verità, qualcuno che attraversa una terra sospesa tra storia e mito per dare senso a ciò che sembrava perduto.

Il viaggio di Nin diventa anche una lezione morale: se Dostoevskij sosteneva che «la bellezza salverà il mondo», Gigi sembra insegnarci che oltre alla bellezza, anche il senso di comunità e l’unione tra le persone hanno una forza salvifica. Proprio come la stele sul Naviglio è un simbolo di resistenza al logorio del tempo, così Stellina e Paolo rappresentano la forza di chi continua a sognare e lottare per un mondo più giusto.

Non solo autore di “Crocus”, anche e soprattutto esploratore a pedali

Gigi Mondani non è solo uno scrittore, ma anche un allenatore di basket, un ex insegnante che si vede aver amato la sua professione, e infine ma direi al primo posto un appassionato ciclista seminomade, sempre in viaggio con la sua inseparabile bicicletta. Al suo fianco spesso c’è Rita Sozzi, la “Volpe a pedali”, anche lei scrittrice e viaggiatrice. La loro filosofia di vita, fatta di esplorazione, curiosità e incontri, si riflette nelle storie che raccontano. Gigi sembra dunque portare su carta quella stessa energia vitale che anima i suoi viaggi su due ruote.

Insieme hanno scritto del loro viaggio in Sud America su Impronte – Storie a pedali, e hanno contribuito con una profondissima e super entusiasmante puntata al podcast di Cyclo Ergo Sum, registrato su una calda panchina mantovana in occasione del BAM. Perché la bicicletta ha anche il grande onore di averci fatti incontrare, per confronti e chiacchierate e spetegulèss sempre piacevoli.

In questo senso, Crocus di Gigi Mondani non è solo un romanzo storico, ma un vero e proprio omaggio alla memoria, alla bellezza dei sentimenti autentici e al potere trasformativo del legame umano. Un racconto che, come i grandi classici russi, ci accompagna tra le nebbie dell’incertezza per guidarci verso una luce che riscalda il cuore e rinnova la speranza. Con il potere catartico delle due ruote.

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