Serata Impronte al Bikefellas di Bergamo
Devo ammettere che quegli occhi pieni di ricordi e aneddoti di viaggio e di vita mi hanno letteralmente stregato.
Guido, per gli amici Babbo Natale, si è presentato con quell’inimitabile bandana ICELAND clamorosamente anni ’80 – anche se ci ha confessato di averla acquistata nel ’91 in occasione della sua seconda visita alla terra del ghiaccio e del fuoco.
Da quando per scherzo uscimmo per una pedalata attorno a Genivolta e al cremasco e Guido mi raccontò dei suoi viaggi, di alcune sue esperienze e mi fece capire che c’era la voglia e la possibilità di condividere in qualche forma il suo racconto sull’Islanda del 1989, è passato un po’ di tempo.
Però guardaci qui, oggi, a condividere quei ricordi che immancabilmente un po’ sono diventati anche parte di me, anche se come dicevo ieri sera al Bikefellas io nel 1989 ci nascevo mentre tu caro Guido già esploravi il mondo…
E quindi mi ha stregato tutto, da quando mi raccontasti di quelle diapositive in fase di digitalizzazione, di bici con acciai Columbus che pesavano all’inverosimile, di birre analcoliche, o ancora di agenzie viaggio che di bici in Islanda non avevano ancora sentito parlare, di mesi di attesa per una guida sull’Islanda, del primo vero viaggio in bici con la tua Anna, del vento islandese che era così e così ancora è.
Insieme alle diapo, abbiamo letto i tuoi scritti
Arrivò il faditico luglio del 1989. Si partì da una Malpensa molto diversa da quella di adesso. Il volo era di quelli “sfigati”, l’ultimo ad arrivare all’aeroporto di Keflavik, alle 23. Ma almeno le bici erano intatte (le uniche a volare). Rimontammo il tutto e percorremmo i primi 45km per arrivare a Reykjavik. Con quella splendida luce la torcia non serviva a nulla: le incredibili prime scoperte. Durante la notte in campeggio facemmo conoscenza con il benamato vento islandese e capimmo che quando ci saremmo tornati avrei dovuto cambiare la tenda. Decidemmo di stare due giorni nella capitale per “acclimatarci” e capire in che mondo eravamo “sbarcati”.
Come successe per l’entusiasmo condiviso da Ivan Saracca all’HopCycle, non sono l’unico ad essere stato stregato dai tuoi incredibili flashback di quel mondo in cui eravate “sbarcati”. Alla serata Impronte al Bikefellas eravamo tanti, e in tanti hanno sfogliato le pagine del magazine dei cicloviaggiatori, scoperto il tuo racconto Islanda primo amore e guardato le tue diapo digitalizzate e proiettate in TV. L’entusiasmo che ci metti nel viaggiare indietro nel tempo per portarci con te è contagioso.
Non credo di essere stato l’unico ad averti voluto riempire di domande quando parlavi di Cecoslovacchia in bici, di tovaglie cerate a foderare le borse da bici Invicta (sì, hai letto bene, feticista degli anni ‘80), del santo sacco della spazzatura prima di loro, degli improperi gettati al noto brand di tende che però non vi ha tanto soddisfatto all’epoca, o dei tuoi progetti di viaggio appena conclusi come la splendida Via Silente o venturi (grazie per aver spoilerato una Patagonia 2023 – stipendio INPS ringraziando).
Ancora oggi qualcuno mi chiede se fosse meglio il mondo di allora o quello odierno. Francamente non lo so, ma so con certezza è che è stato un mondo irripetibile e che non tornerà mai più.
Provo invidia – di quella sana – per quel mondo tanto diverso e irripetibile, che sei riuscito a vedere e che non tornerà mai più. Felicità, a palate, perché alla fine siamo riusciti a raccogliere quel racconto in uno splendido reportage sul mio pargolo Impronte – Storie a pedali, insieme agli altri 9 racconti di viaggio di altrettanto coraggiosi e pazzi viaggiatori.
E quindi grazie, caro babbo Natale, per il tuo racconto su Impronte, per la tua presenza alla serata Impronte al Bikefellas, per le innumerevoli pedalate e condivisioni che fai delle tue uscite e dei tuoi viaggi.
Sei davvero un’ispirazione.
E tu che leggi, sfoglia il suo racconto su Impronte.
Oppure seguilo su Instagram e su komoot, dove è una local legend, è @1974_po
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